Il punto di vista è l'angolazione di colui che narra.
Bisogna stare attenti a non confondere l’autore con il narratore: l’autore è colui che scrive la storia, il narratore è colui che la racconta.
Ovviamente, mentre leggiamo un racconto o un romanzo ci facciamo un’idea di chi l’ha scritta, ma questa opinione non sempre corrisponde al vero.
Il narratore ha l’importante compito di focalizzare la vicenda da un determinato punto di vista.
Il narratore può raccontare in prima persona, ma anche in terza persona.
Il narratore che ci guida attraverso la storia si chiama narratore di primo grado.
Se la storia contiene un’altra storia, con un altro narratore, avremo il narratore di secondo grado. Succede quando uno dei personaggi riferisce a un altro quello che è già successo.
Il narratore può essere interno, quando anch’egli partecipa alla storia; oppure esterno, quando non appare.
Possiamo tracciare uno schema sul narratore.
Il narratore interno può essere:
un narratore protagonista, se la sua voce è quella del protagonista;
un narratore testimone, se la sua voce appartiene a un personaggio secondario.
Il punto di vista può essere definito "dal di dentro" nel caso il narratore conosca già tutto della storia, oppure "dal di fuori" se il narratore si distacca intenzionalmente da ciò che narra.
Il punto di vista è la coscienza che filtra la narrazione.
Ci sono quattro classificazioni di punti di vista:
1) LA PRIMA PERSONA, punto di vista interno al personaggio. Può essere INTRADIEGETICO (autobiografie o diari) o EXTRADIEGETICO (bambini o persone che non capiscono perfettamente quello che accade loro intorno). Permette il coinvolgimento del lettore (l’io parla con noi, usando il voi o il tu, nel caso di romanzo epistolare); può essere colloquiale o formale; può essere o meno il personaggio principale e può mescolarsi con la terza persona.
Per superare i limiti della visione in prima persona si possono raccontare storie nelle storie (, usare lettere o diari o il PUNTO DI VISTA ATTRIBUTIVO, cioè il personaggio immagina cosa sia potuto accadere quando lui non c’era.
Per superare i limiti della visione in prima persona si possono raccontare storie nelle storie (, usare lettere o diari o il PUNTO DI VISTA ATTRIBUTIVO, cioè il personaggio immagina cosa sia potuto accadere quando lui non c’era.
2) LA SECONDA PERSONA il personaggio parla a se stesso, il tu coincide con l’io, il lettore viene lasciato fuori, punto di vista narcisistico.
3) LA TERZA PERSONA, si parla di un LUI o LEI o il personaggio viene chiamato con un nome proprio. Ha un tono più distaccato ed estraniante rispetto alla prima persona, ma c’è più libertà di movimento e di conoscibilità dei fatti per il lettore.
La terza persona può essere SINGOLA o MULTIPLA.
La terza persona può essere LIMITATA o ONNISCIENTE / INTRADIEGETICA.
La terza persona può essere SINGOLA o MULTIPLA.
La terza persona può essere LIMITATA o ONNISCIENTE / INTRADIEGETICA.
La terza persona extradiegetica guarda ma non interpreta e non sa.
Se onnisciente, la terza persona può essere PERSONALE o IMPERSONALE.
Se onnisciente, la terza persona può essere PERSONALE o IMPERSONALE.
4) PUNTI DI VISTA ESTERNI riprendono quello che accade in modo neutrale, è il lettore a trarre le sue considerazioni.
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