mercoledì 30 novembre 2011

della citazione

"I veri libri devono essere figli non della luce e delle chiacchere, ma dell'oscurità e del silenzio.  
Marcel Proust (1871-1922), scrittore francese.

martedì 29 novembre 2011

Tautogramma di Umberto Eco

Funziona così: si prende una storia e la si riscrive utilizzando parole che inizino tutte per la stessa lettera.
Come esempio posto una celeberrima produzione, firmata Umberto Eco, che narra la storia di Pinocchio utilizzando esclusivamente parole che cominciano con la lettera P.

Povero Pinocchio

Povero Papà (Peppe)palesemente provato penuria, prende prestito polveroso pezzo pino poi, perfettamente preparatolo, pressatolo, pialla pialla, progetta, prefabbricane pagliaccetto.
Prodigiosamente procrea, plasmando plasticamente, piccolo pupo pel pelato, pieghevole platano!
Perbacco !
Pigola, può parlare, passeggiare, percorrere perimetri, pestare pavimento, precoce protagonista (però provvisto pallido pensiero), propenso produrre pasticci. Pronunciando panzane protubera propria proboscide pignosa, prolunga prominente pungiglione, profilo puntuto.
Perde persino propri piedi piagati, perusti! Piagnucola. Papà paziente provvede.
Pinocchio privo pomodori, panciavuota, pela pere. Poco pasciuto, pilucca picciuolo.
Padre, per provvedergli prestazioni professorali, premurosamente porta Pegno palandrana.
"Pensaci" punzecchialo peritissimo, prudentissimo parassita parlante, "prudenza, perseveranza!
Prevedo pesanti punizioni!".
"Piantala petulante pignolo!"
Presuntuoso pupattolo percuote pedagogo piccino piccino (plash !) producendone poltiglia.
Peccato.
Poteva piuttosto porgergli padiglione.
Poi parte pimpante, privo pullover.
Papà piange preoccupato: "Pinocchio perduto!"
Pellegrino, percorre perennemente pianure paludose...
Pinocchio pedala pedala, pervicacemente peregrinando per piazze, partecipa pantomima pupazzetti, periclita presso pentola, prende pochi pennies.

Pervenuto Pub Palinuro Purpureo, per perfidi personaggi poco popolari (pirati, paltronieri perdigiorno) penzola penoso patibolo.

Puella portentosa (parrucca pervinca) provvede poliambulatorio pennuto, parlagli predicando perfetti principi, prometendo prossima pubertà, persino parvenza piacente persona.

Pinocchio pare puntiglioso, persistente, predeterminato.
Palle. Parole. Parcamente persegue positivi propositi.
Preferisce passatempi pestilenziali, percorsi puntellati perigli paurosi, perdendo possibilità parascholastiche.
Pianta parecchi pesos per prati, per procacciarsi più palanche;
perô (poco perspicace) perde personale pecunia.
Protestare ?
Procuratore paese Prendi Pirla provvedegli prigione.
Pub pappare poco pane perché psicologicamente, patologicamente parlando, preferisce pascolare pigramente. Perciò permane pioppo puerile.
Passo passo provoca pandemoni, prende percosse, passa per patimenti plurimi. Pensate: piccione portalo porto, pescatore pensa panarlo padella !
Pestifero Pierino perditempo (parimenti propenso pazzie) prefiguragli paese
peccaminoso, parco proibito, piaceri paradisiaci, piroette, passatempi pagani, prestigiditazioni...
Persuaso, Pinocchio partecipa, prendi parte.
Postiglione pacioccone (perb perverso) portalo posto promesso, pullulante pelandroni poco perbene.
Pinocchio potrebbe pur presentir pena perpetua !
Parliamone pure: pino partorisce peli !
Porca peppa !
Paludato pellame,pressoché puzzolente pony !
Persone percorso,Pinocchio (puf) penetra pelago procelloso.
Per penosissimi peripli perde pelle puteolente, perviene penetrare pancia pulsante pantagruelico pescecane. Perlustrandolo persepisce papà, precedentemente preda prelibata!
"Papà! Perdono!"
"Perdirindina!,Pinocchio, prediletto pasticcioncello, pazzarello!"
padre provvede pasto pesciolini.
Pinocchio paladino, prende padre portandolo per ponderoso palato pesce, producesi prodezze, paga personalmente, praticamente perisce (pare).
Provvidenziale pulzella poteri paranormali, prodiga Pandora, protegge Pinocchio per pietà, perora purificazione.
Passati patemi, pienamente pentito, Pinocchio, prosciolto per piccolissimi peccati, premiato per proba passione, per pia prestazione, permutasi piacevole putto paffuto.
Paradossale!
Possibile?
Pupazzo prima, primate poi ?
Proteiforme pargoletto, perenne Peter Pan, proverbiale parabola pressoché psicoanalitica !

venerdì 25 novembre 2011

Tautogrammi che passione


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Un tautogramma è un componimento nel quale tutte le parole hanno la medesima lettera iniziale.

Pensa, piccola pulzella proclamata paternamente Poncho Purpureo passeggiava paciosamente per pineta per portare presso parente paralitica paniere pieno prelibate pietanze.
© Milena Esposito

della citazione


Una persona è un poeta se le difficoltà insite nella sua arte gli suggeriscono delle idee. Se invece lo privano di idee, allora vuol dire che non è un poeta.
Paul Valéry

mercoledì 23 novembre 2011

dell'incipit

Mal di Galleria di Giuseppe Marotta


Stavo immobile nel centro della Galleria, puntato là come la gamba ferma di un compasso, quando rividi la bionda. Attizzo il nodo della cravatta, mi abbottono la giacca sportiva (non vesto male), e con due balzi affianco la mia bella sconosciuta.
«Permette una parola?»
«No, se ne vada».
«La prego... Sia gentile... Dopo tutto quello che giovedì feci per lei, mi tratta così»
«Giovedì! Lei? Dunque fu lei?».
Usciamo dai rigagnoli di gente, io la guido in un angolo morto, ci fissiamo. Che ragazza, o meglio che donna. Quanto a me, potrei essere (trentanove anni, alto un metro e ottanta, bruno, asciutto e nervoso) il colonnello Townsend di qualunque Altezza Reale; e con la massima finezza e disinvoltura, bruciai le tappe.

martedì 22 novembre 2011

leggere per descrivere

La descrizione è il “banco di prova” in cui un lettore esperto riesce a capire le capacità di uno scrittore.
La descrizione fa uno zoom, e, ovviamente, non tutti gli elementi vanno descritti con la medesima cura.
Ogni dettaglio, però, contribuisce ad arricchire il lettore e a dargli elementi su cui può spaziare come desidera.
E il lettore è libero anche di fare le sue ipotesi e considerazioni sulla narrazione.
In ogni descrizione va trovata una chiave di lettura che possa mettere in gioco tutti gli elementi, che possa creare il clima giusto del vostro racconto.
Nei testi letterari dialoghi, descrizioni, circostanze devono essere legati assieme da una trama omogenea e devono completarsi a vicenda.
La descrizione fisica non è sempre necessaria per delineare un personaggio, a volte le sue azioni sono più eloquenti.
Raramente è necessario dare al lettore le sembianze esatte del personaggio, ma se lo si fa questo deve avere un motivo, deve nascere da un’esigenza.
Fare una descrizione significa anche e soprattutto saper cogliere i dettagli e con questi lasciar immaginare e fantasticare il lettore.
Di seguito vi mostro una breve lista:
1) impatto visivo;
2) più la collocazione spaziale;
3) più gli altri sensi;
4) più la voce narrante che “suggerisca al lettore immagini che lo tocchino”.

Questa lista è da sviluppare ogni volta che ci accingiamo a descrivere.
L’elemento visivo diventa spesso la prima idea creativa.
La maggior parte delle descrizioni prende il via dalla vista, ma sono le fasi successive e cioè: lo spazio; gli altri sensi e la voce narrante che rendono “toccante” un testo descrittivo.
Pensiamo ad esempio a Don Abbondio.

Don Abbondio è il primo personaggio de I Promessi Sposi. Il Manzoni lo introduce descrivendo le sue azioni senza precisare le caratteristiche fisiche. Il carattere di Don Abbondio si può dividere in tre aspetti principali che influenzano enormemente il suo sistema di vita: è abitudinario, codardo ed egoista. La prima caratteristica è quella che balza subito agli occhi, infatti la passeggiata di Don Abbondio ne è una prova certa. Il Manzoni ci rivela che tutti i giorni il curato intraprende quella stradina e che compie sempre le stesse azioni: chiudere il breviario tenendovi per segno l'indice della mano destra, buttare con un piede contro il muro i ciottoli e girare oziosamente gli occhi. Inoltre, questa sua caratteristica, viene confermata con il parallelo con la natura immobile e incontaminata che circonda quel ramo del lago di Como.
Non è nato con un cuor di leone e per preservare la sua tranquillità ha deciso di evitare tutti gli ostacoli dalla sua strada, proprio come fa con i ciottoli lungo il sentiero. Ha deciso di intraprendere la carriera ecclesiastica, non spinto da una vocazione, ma dai privilegi e dalla protezione che, senza il minimo sforzo, gli offre il clero. Testimoniano questo suo bisogno di sentirsi al sicuro le sopracciglia appositamente tenute lunghe per nascondere gli occhi, lo specchio dell'anima. Infine il profondo egoismo ed egocentrismo di Don Abbondio sono la sua terza caratteristica. Infatti cerca di non essere giudice in nessuna disputa, ma quando è costretto a dare il proprio parere, assume le parti del più potente, curandosi di far capire all'altro che avrebbe preso le sue difese se solo si fosse dimostrato più forte.
Tutti questi dati del carattere nascono dalle stesse azioni di Don Abbondio.
Don Abbondio agisce, si mostra, risponde ai bravi per quel che è ed è così che il lettore si fa un’opinione di lui.
Per scrivere, bisogna leggere!

sabato 19 novembre 2011

i sensi e la descrizione


Se ci accingiamo a scrivere una storia, tutto diventa descrizione. Sveliamo a mano a mano al nostro lettore la trama, i personaggi, i luoghi e principalmente le azioni e i sentimenti.
Come fare perché la descrizione sia effettivamente uno strumento al servizio della storia e non diventi invece un pericoloso ostacolo che annoia il lettore? La descrizione non deve essere uno sfondo fine a se stesso, ma un vero complice dei nostri personaggi che sappia esaltare la narrazione.
La letteratura nel Novecento vuole le descrizioni attraverso salti visivi, anziché attraverso una completezza assoluta.
In letteratura, le descrizioni non possono essere slegate dal racconto e dalle sue suggestioni.
Gli elementi descrittivi contribuiscono a creare una narrazione e vanno oltre gli elementi visivi.
Servono tutti i sensi e tutti gli spazi e tutti i tempi.
La descrizione è multi sfaccettata!

venerdì 18 novembre 2011

della citazione


"Il libro - sia romanzo saggio o poesia - deve coinvolgere al massimo l'intelligenza e la sensibilità del lettore. Quando in un libro, di poesia o di prosa, una frase, una parola, ti riporta ad altre immagini, ad altri ricordi, provocando circuiti fantastici, allora, solo allora, risplende il valore di un testo. Al pari di un quadro scultura o monumento quel testo ti arricchisce non solo nell'immediato ma ti muta nell'essenza."
Giulio Einaudi

giovedì 17 novembre 2011

Un esercizio ben svolto!


"UN AMORE"


Autore: Dino Buzzati
Opera: romanzo
Spazio: Milano
Tempo: 1960 / 1962
Personaggi: principali Antonio Dorigo e Laide
                    secondari: Ermelina, Marcello
 intreccio
narratore: sia esterno che esterno


situazione iniziale: Antonio Dorigo, architetto e scenografo cinquantenne, va nella casa di appuntamenti della signora Ermelina e conosce Laide, una delle prostitute, una ragazza ventenne che lo conquista subito. Chiede infatti altri incontri con lei, che non intende dargli quella confidenza che lui vorrebbe. Parla poco della sua vita privata, e fin da subito Antonio, sotto sotto, intuisce che lei racconti bugie, ma non riesce a fare a meno di frequentarla.

Antonio si innamora come un ragazzino, pur sapendo che la differenza di posizione sociale, la differenza d'età  e l'indifferenza di lei, rendono impossibile questo amore, ma perde la testa e la dignità, aumenta la gelosia in proporzione all'aumentare della frequenza degli appuntamenti. L'intelligenza e la maturità sono ampiamente calpestate da questa ragazza tutto sommato non bellissima, non gentilissima con lui,non sempre disponibile...ma che l'ha conquistato e si è impadronita di lui più di quanto non vorrebbe ammettere lui stesso. Mi colpiscono pagine in cui descrive sia scene immaginarie, sia  descrizioni di reali scorci di Milano annullando la punteggiatura, quasi come se un pensiero prepotente non potesse essere interrotto neppure da una misera virgola nel suo esprimersi...

colpisce anche l'analisi che Antonio fa di questo amore: un amore che gli fa osservare la natura, la città e il suo solito ambiente con gli occhi di un innamorato che desidera solo condividere queste emozioni con la donna  amata. Antonio razionalmente sa che questo è un amore impossibile e come tale solo fonte di dolore, ma è un sentimento più forte di tutti i ragionamenti.  Infatti all'inizio è solo sesso, ma poi il sesso passa in secondo piano, è proprio amore

Laide riesce a far perdere la testa ad  Antonio tanto da farsi sistemare in un appartamento ,farsi pagare le ferie e, cosa peggiore e inqualificabile, tradirlo con Marcello e chissà con quanti altri uomini, con una spudoratezza mascherata da ingenuità e ostentata sincerità. Ogni tanto Antonio ha qualche sospetto, ma è talmente innamorato che crede a tutto ciò che Laide gli racconta o comunque  vuole crederle pur di non perderla. Accetta in pubblico di farsi chiamare zio, pur comprendendo che si rende ridicolo, a tutte le richieste di lei si piega pur di  continuare a vederla e frequentarla.

Continua così questa relazione, dolorosa per Antonio e redditizia per Laide, finchè lui si arrende all'evidenza e apre gli occhi sui tradimenti di lei. La lascia, ma per breve tempo: sta troppo male e, calpestando per l'ennesima volta la sua dignità,  sapendo che lei come sempre lo farà comunque stare male, la cerca e ricomincia a frequentarla.

Una notte, nel dormiveglia, Laide gli confida di essere incinta e...d'un tratto Antonio si placa, la vede con altri occhi, si autoconvince che forse è stata anche colpa sua se Laide mentiva e tradiva,  troppo geloso, troppo falso nella sua borghese visione dei ruoli ben distinti ,che forse la maternità la cambierà, che forse la tregua è arrivata per dargli un po' di pace, che forse  è arrivato il momento della felicità... e invece si sente svuotato, malinconico, stanco, è finita sì la tempesta ma è anche finita l'illusione di recuperare ciò che in amore lui non ha vissuto da giovane, per timidezza e per paura di essere rifiutato, o comunque come se per lui l'amore non fosse una cosa seria. Ora invece si rende conto di essere stato totalmente in balia di Laide, di non aver pensato per due anni alla morte, sua vecchia ossessione, merito della forza dell'amore. All'improvviso ci ripensa, segno che si è risvegliato da quel torpore in cui era precipitato, accecato da una ragazzina che ora è diventata adulta e mamma.



Secondo me questo romazo è interessante perchè racconta una vicenda che capita spesso da sempre anche nella realtà. E' molto credibile come un cinquantenne possa perdere la testa per una ragazza, soprattutto se non ha mai conosciuto il vero amore. Come Antonio, professionista intelligente , molti uomini di mezza età si innamorano in modo talmente totalizzante da non capire o non voler capire l'assurdità della situazione che stanno vivendo. Si adattano a qualsiasi compromesso, calpestano princìpi di una vita, strisciano letteralmente ai piedi di ragazze senza scrupoli. Interessante anche l'ambientazione: una grande città come Milano, di cui descrive piccoli quartieri periferici quasi sconosciuti anche a chi è residente, che supportano bugie raccontate dalla protagonista, che  rendono più vera una storia come questa.  E poi  l'eterno gioco delle parti in amore: il debole     e il forte, l'innocenza e la spregiudicatezza,    il comune pensare borghese nei confronti delle prostitute, l'effetto negativo che in questi casi procura l'amore in uomini maturi d'età ma molto fragili emotivamente. Molto apprezzabile è   lo scrivere in modo semplice, un linguaggio comprensibile a tutti, non volgare ma esplicito .


Ornella Olfi                                                                                                             

martedì 15 novembre 2011

impariamo a descrivere


Le descrizioni sono fondamentali in qualsiasi scritto anche se, spesso, vengono trascurate. Sono le descrizioni che ci forniscono preziose informazioni sull'ambiente esterno o intimo. Eppure è anche la parte che il lettore spesso tralascia di leggere perché, se non ben scritta, tende ad annoiare. Quindi è davvero fondamentale imparare bene a scrivere le descrizioni.
Possiamo avere molti tipi di descrizione. Lunghi monologhi del narratore in grado di durare parecchie pagine o magari solamente un inciso qua e là. 

Una descrizione non è un sistema di parole che deve racchiudere la percezione di una realtà sensibile posta sotto gli occhi del lettore.

Una descrizione funzionale alla storia che stiamo raccontando deve contenere invece  una fitta serie di elementi ‘drammatici’ che contribuisce a costruire i nostri personaggi nell’ambiente nel quale  abbiamo deciso di farli  vivere (o hanno deciso).

La descrizione di un ambiente o di un personaggio non deve solo contenere le componenti del racconto ed esprimere il tema della storia, ma deve anche catturare l'attenzione e la fantasia del lettore.