Da anni organizzo presentazioni di libri editi e ho notato che molti bravi autori dicono “io non so il perché accadono certe cose nei miei libri, volevo solamente scrivere una storia”. Non credo che sia falsa modestia, tutt’altro: credo che sia la verità. Un approccio spontaneo è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Se abbiamo qualcosa da dire, uscirà dalla nostra penna spontaneamente.
In pratica: per scrivere dobbiamo prendere noi stessi, con tutti i panni, con tutta la nostra prosopopea, e gettare tutto a mare! Noi, le nostre grandi idee, i messaggi indispensabili all’umanità, i nostri fondamentali saperi sono la zavorra che impedisce una dignità ai nostri scritti. Nabokov diceva che nella scrittura “Le grandi idee non servono a nulla”.
Il motivo per cui le storie sono interessanti è che al mondo nessuno riesce a capire chi è facendo ragionamenti su se stesso: è solo davanti alle scelte da fare che ciò avviene.
Noi possiamo fare congetture e previsioni di tutti i tipi, ma solo quando siamo costretti a una scelta, sappiamo davvero chi siamo.
Le buone storie, anche umoristiche o comiche, si occupano sempre di cose serie. Di ciò che sono le persone, del perché lo sono e del come. E tutto ciò ha a che fare con le scelte. La trama è il percorso che costruiamo (o che lo stesso personaggio costruisce?) per costringere il personaggio (o l’umanità?) a compiere scelte che lo rivelino a sé stesso.
Appendiamo al muro questa frase: il compito di chi scrive è operare scelte.
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