domenica 30 ottobre 2011

la scelte e le strorie

Da anni organizzo presentazioni di libri editi e ho notato che molti bravi autori dicono “io non so il perché accadono certe cose nei miei libri, volevo solamente scrivere una storia”. Non credo che sia  falsa modestia, tutt’altro: credo che sia la verità. Un approccio spontaneo è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Se abbiamo qualcosa da dire, uscirà dalla nostra penna spontaneamente.
In pratica: per scrivere dobbiamo prendere noi stessi, con tutti i panni, con tutta la nostra prosopopea, e gettare tutto a mare! Noi, le nostre grandi idee, i messaggi indispensabili all’umanità, i nostri fondamentali saperi sono la zavorra che impedisce una dignità ai nostri scritti.  Nabokov diceva che nella scrittura “Le grandi idee non servono a nulla”.
Il motivo per cui le storie sono interessanti è che al mondo nessuno riesce a capire chi è facendo ragionamenti su se stesso: è solo davanti alle scelte da fare che ciò avviene.
Noi possiamo fare congetture e previsioni di tutti i tipi, ma solo quando siamo costretti a una scelta, sappiamo davvero chi siamo.
Le buone storie, anche umoristiche o comiche, si occupano sempre di cose serie. Di ciò che sono le persone, del perché lo sono e del come. E tutto ciò ha a che fare con le scelte. La trama è il percorso che costruiamo (o che lo stesso personaggio costruisce?) per costringere il personaggio (o l’umanità?) a compiere scelte che lo rivelino a sé stesso.
Appendiamo al muro questa frase: il compito di chi scrive è operare scelte.

giovedì 27 ottobre 2011

dell'incipit

Luigi Pirandello (1867-1936)


La carriola
Quand'ho qualcuno attorno, non la guardo mai; ma sento che mi guarda lei, mi guarda, mi guarda senza staccarmi un momento gli occhi d'addosso.
Vorrei farle intendere, a quattr'occhi, che non è nulla; che stia tranquilla; che non potevo permettermi con altri questo breve atto, che per lei non ha alcuna importanza e per me è tutto. Lo compio ogni giorno al momento opportuno, nel massimo segreto, con spaventosa gioja, perché vi assaporo, tremando, la voluttà d'una divina, cosciente follia, che per un attimo mi libera e mi vendica di tutto.

mercoledì 26 ottobre 2011

della citazione

In generale, dietro qualsiasi tipo di narrativa, c'è uno stadio relativamente semplice di comprensione, il racconto è vitale fintanto che manifesta qualcosa che l'artista percepisce con maggiore intensità e più intimamente dei propri lettori.
Marco Merli

martedì 25 ottobre 2011

La pura e semplice verità

Non c'è nulla di più irritante che leggere un libro e capire che l'autore non sa niente di ciò che ha scritto.
Se ad esempio la vicenda è ambientata a Parigi e chi legge è di Parigi, mentre lo scrittore non vi è mai stato non gli sarà semplice "barare".

Vi consiglio di scrivere sempre e solo di ciò che conoscete profondamente, di ciò che è in ognuno di noi, di ciò che è vero.

Se qualcosa vi affascina a tal punto da volerne scrivere, vivetelo come un'ottima occasione per conosce quella realtà.
Leggete, approfondite... vivetevi le vostre passioni, recatevi su quei posti interessanti, parlate con chi conosce l'oggetto dei vostri desideri...
Scrivere è scoprire ciò che ci piace.

domenica 23 ottobre 2011

Che idea!


"Ci sono due differenze fra un romanzo e un racconto.
La prima è che il romanzo è più largo del racconto. Non è più lungo: è più largo, ci sta dentro più vita.
Certo, dato che ogni testo in fondo non è che un serpentone di parole messe una appresso all'altra, va da sè che se il romanzo è più largo finisce per essere anche più lungo.
La seconda differenza è che un bel romanzo, anche un bellissimo romanzo, può permettersi di avere un finale scialbo, opaco che si dimentica subito. Invece in un racconto il finale conta moltissimo.
Spesso l'idea di un racconto nasce proprio dal finale, e poi lo scrittore costruisce il percorso che deve portare a quella certa conclusione."

(Raul Montanari)


La differenza tra racconto e romanzo non sta tanto nel fatto che il primo è breve e il secondo è lungo. Ci possono essere racconti di cinquanta pagine e romanzi della stessa lunghezza o anche più corti. Il romanzo si distingue dal racconto per la maggiore complessità, cioè tempi più lunghi, vicende ed ambienti più elaborati, più personaggi. Mentre il racconto ha solitamente estensione minore e un minor numero di vicende e di personaggi.
il racconto si basa su un'unica idea forte, mentre il romanzo su tante idee deboli.
L’immediatezza del racconto rende necessario che si sviluppi su un’unica idea forte. Un racconto si deve basare, cioè, su un’immagine che fornisce un input forte all’azione. Quest’idea evidenzia tutta la storia, non ci sono trame secondarie. Il racconto ricerca un’attenta misura nei dettagli. Le parole devono essere accuratamente scelte. Vengono presentati pochi personaggi senza che siano studiati a fondo. Sarà il proseguo della narrazione, degli eventi e delle azioni dei personaggi stessi che consentirà di riconoscere le loro caratteristiche. Va costruita una sorta di tensione che dovrà raggiungere un suo apice, per poi sciogliersi nella conclusione. Proprio il finale è il frutto del libero fluire delle idee. L’insieme di queste caratteristiche e il fatto che il racconto tenda ad essere incentrato su una sola idea, rendono la lunghezza una delle componenti della riuscita del racconto; se è troppo lungo, stanca.
Al contrario, essendo fondato su tante idee deboli, il romanzo troppo breve tende ad essere poco sviluppato. Il romanzo ha bisogno di maggiore spazio per svilupparsi in modo completo, necessita di molte idee che si intrecciano. Nel romanzo le relazioni tra le varie idee tendono a generare la trama principale, quelle secondarie e il loro sviluppo, svolto anche su piani temporali differenziati. I personaggi hanno un’ importanza fondamentale, vengono descritti in maniera dettagliata divenendo protagonisti di una storia più ampia e articolata che spesso si svolge in un arco temporale più lungo. La fase di progettazione è basilare per fare in modo che tutti gli elementi abbiamo una loro logicità sia nello sviluppo delle vicende che del finale. 

della citazione

  • "... TALVOLTA PENSO CHE IL PARADISO SIA LEGGERE CONTINUAMENTE, SENZA FINE"

    (Virginia Woolf)

Quanto deve esser lungo un romanzo?

IL ROMANZO PIU' LUNGO…


...della storia dell'uomo è "À la recherche du temps perdu", di Marcel Proust, scritto tra il 1909 e il 1922, pubblicata in sette volumi tra il 1913 e il 1927. Più di nove milioni e mezzo di caratteri e 4000 pagine.


IL ROMANZO PIU' BREVE…


... è di Ernest Hemingway: "Vendesi scarpine per neonato, mai indossate".

venerdì 21 ottobre 2011

della credibilità e di altre necessità

Per schematizzare, dobbiamo pensare che in un racconto ci deve sempre essere:
1) un protagonista
2) un antagonista
3) uno o più collaboratori
4) un ambiente definito
5) un deus ex machina
6) una trama con un incipit e un buon finale

È importante scrivere quel che si conosce, è importante rendere credibile anche l’incredibile.
Il lettore pure in un ambiente surreale deve “avere in mano il bandolo della matassa” e muoversi agevolmente anche nei boschi o tra le stelle.

giovedì 20 ottobre 2011

dell'incipit

Antonio Dal Masetto (1938)

Siempre es dificil volver a casa (È sempre difficile tornare a casa)
La Peugeot nera lasciò l'asfalto, attraversò davanti ai distributori di carburante e si fermò sotto l'ombra di un albero. I quattro uomini scesero, entrarono nel bar e ordinarono birra.
- Salute, - disse il primo.
- Salute, - rispose il secondo.
- Che domani sia un giorno fortunato. - disse il terzo.
- Che possiamo tornare a casa - aggiunse il quarto.
- A casa, in che senso?
- Ciascuno a casa sua.
- Dicono che la propria casa stia esattamente dove nasce l'arcobaleno.
- Allora non deve essere un posto facile da raggiungere.
- Certo che no.
Pagarono, uscirono e ripresero la strada.

(Traduzione: Laura Pariani)

mercoledì 19 ottobre 2011

Solo azioni e parole


Quando abbiamo costruito i nostri personaggi, quando li abbiamo liberati dai verbi e dagli aggettivi e li abbiamo fatti agire. SOLO AGIRE! Quando li conosciamo bene, li amiamo, li “proteggiamo”, li viviamo!
Allora, solo allora, possiamo chiuderli tutti insieme in una stanza... e qualcuno parlerà!
Sì, i tuoi personaggi oltre ad agire devono parlare.
Il dialogo è forse uno degli aspetti più difficili della scrittura.
Ma chi scrive deve “filtrare il mondo”.
Prova ad ascoltare i dialoghi in ogni luogo in modo critico.
Ogni dialogo reale funziona perché è vero. Comunica qualcosa di autentico.
Qualsiasi conversazione reale può insegnarti a scrivere un buon dialogo.
Bisogna però saper ascoltare e saper ascoltare soprattutto i nostri beniamini.
Loro parleranno, se sono vivi, parleranno.
Come si fa a infondere vita a un personaggio?
Proviamo a leggere questo:

"Natale non è Natale senza regali", si lamentò Jo, sdraiata sulla coperta.
"È così spiacevole essere poveri!" sospirò Meg, abbassando lo sguardo sul suo vecchio vestito.
"Non è giusto che alcune bambine possano avere tutto ciò che desiderano e altre non abbiano niente", aggiunse la piccola Amy, tirando su con il naso con aria offesa.
"Ma abbiamo il papà e la mamma, e la compagnia una dell'altra", disse Beth compiaciuta dal suo angolo.
A queste parole la luce del caminetto sembrò come ravvivare i quattro giovani visi, che però si rabbuiarono subito quando Jo disse tristemente: "Ma papà non c'è, e non lo vedremo ancora per molto." Non disse "forse mai", ma ciascuna di loro aggiunse in silenzio queste parole, pensando al padre lontano, sul campo di battaglia.

Certamente le abbiamo riconosciute, vero? Sono loro, sì, Piccole Donne.
E questo brano è l’incipit del romanzo.
Un incipit che funziona, perché le protagoniste sono vive! Parlano e agiscono!
Questo è un dialogo che ci pare d’ascoltare da dietro una porta socchiusa o su un divanetto accanto a loro, non è vero?


Perchè lo fai?

La trama permette al lettore di trovare il motivo delle situazioni raccontate e di avvicinarsi alla soluzione dei conflitti.
La trama mantiene unite tutte le parti del narrato.
Vediamo più nel dettaglio di quali parti si compone una buona trama:
  1. INIZIO
Tutte le storie partono da un luogo e un tempo nei quali il protagonista è quello che è e vive più o meno serenamente. 

  1. CONFLITTO

In ogni trama che si rispetti “succede qualcosa”: l’equilibrio iniziale si altera e il protagonista deve affrontare una difficoltà che si interpone tra lui e il suo oggetto del desiderio.

  1. IMPEDIMENTO
Ogni conflitto deve essere complicato, deve intensificarsi e coinvolgere il protagonista completamente.
  1. CLIMAX
L’apice: a questo punto il nostro protagonista ha raggiunto la sua vetta e di solito il lettore lo osserva con il fiato sospeso. Lo ama, lo “adotta”, s’immedesima.

  1. DISSOLUZIONE

La situazione si “risolve” con un protagonista appagato dai risultati ottenuti o amaramente deluso dall’esperienza e convinto che tutti i suoi sforzi saranno sempre vani.

  1. RISOLUZIONE
Siamo giunti alla fine della storia. Viene ristabilito un nuovo equilibrio, migliore o peggiore del precedente poco importa: questo è il nuovo terreno in cui si muoverà il nostro protagonista. 

Durante la stesura della trama ci siamo posti le seguenti domande: chi, cosa, dove e quando. È necessaria una quinta domanda: perché. O meglio: perché scrivere?
La risposta (ahinoi) non può essere banale, scontata o superficiale. È necessario dissotterrare le nostre motivazioni. Questo è un lavoro vero e proprio. Bisogna portare alla luce i motivi che ci spingono a scrivere. Tutto quello che scopriremo lo dobbiamo regalare al lettore che accorderà un senso al nostro scrivere proprio attraverso la risposta a quel perché, che, in qualche modo, dovrebbe coincidere col suo perché leggo!


martedì 18 ottobre 2011

Differenze tra fiaba e favola


Favola:


a) Protagonisti: animali umanizzati e parlanti, ma anche oggetti animati
b) Rappresentazione simbolica della natura umana, con tutti i vizi e le virtù
c) Visione conservatrice della società
d) Ogni favola, in modo particolare quelle antiche, ha solitamente una visione pessimistica
e) I luoghi: corrispondono molto spesso alla realtà e fanno da sfondo sfumato al racconto, non suscitano emozioni come nelle fiabe
f) Caratteristica principale: la favola ha sempre una morale ben espressa o comunque comprensibile, all’inizio o alla fine del testo
g) Scopo principale: attraverso l’ironia, spesso il narratore denuncia ingiustizie sociali, ridicolizza i difetti degli uomini, ne critica i vizi.

Fiaba:

a) Protagonisti: re, regine, principi e principesse, ma anche personaggi semplici e quotidiani e tanti folletti, maghi, orchi, streghe, fate, nanetti...
b) Rappresentazione della memoria collettiva: credenze delle società primitive sul carattere magico-fantastico dei fenomeni naturali; riti di passaggio dalla fanciullezza alla giovinezza (riti di iniziazione): si pensi a Pollicino o Biancaneve nel bosco oscuro. Superare le prove significa diventare maturi.
c) Visione conservatrice della società
d) Ogni fiaba ha caratteristiche costanti (descritte daVladimir Propp)
e) Luoghi: castelli, boschi posti incantati, regni suscitano molte emozioni e sensazioni
f) Caratteristica principale: ha sempre un lieto fine. Vincono sempre i buoni (tranne rarissimi casi) e ciò invita alla bontà, alla correttezza nei rapporti, a mantener fede alla parola data perché si viene sempre ricompensati. Visione ottimistica della vita
g) scopo principale: intrattenere, divertire, far sognare e dare anche insegnamenti di vita all'ascoltatore.

Entrambi i generi hanno però il tempo indeterminato (c’era una volta nelle fiabe; d’inverno, a primavera … nelle favole).

Nelle favole il linguaggio è costituito da frasi semplici e immediate, dall’uso di aggettivi efficaci che sottolineano la qualità dei personaggi. Sono presenti molti dialoghi.

Le finalità

Scopo preciso delle favole è quello di trasmettere – in forma scherzosa e piacevole, ma alludendo al carattere dell’uomo – insegnamenti e ammonimenti utili alla vita comune, o a esprimere indirettamente i soprusi dei potenti sui più deboli, che hanno quasi sempre un riscatto morale, una rivendicazione dei loro diritti (in alcune favole, infatti, sotto forma di ironia, il potente soccombe). L’uso degli animali e l’ironia (o satira) con cui vengono narrate permettevano al narratore di denunciare tante ingiustizie e malvagità dei potenti senza temere (almeno così sperava) di essere ucciso per calunnia e diffamazione. In altre favole, soprattutto quelle antiche, spesso la società è conservatrice: ciò che esiste, rimane inalterato. I deboli e i fragili rimarranno sempre tali; e così i potenti.

lunedì 17 ottobre 2011

dell'incipit


Dino Buzzati (1906-1972)

Un amore
Una mattina del febbraio 1960, a Milano, l'architetto Antonio Dorigo, di 49 anni, telefonò alla signora Ermelina.
"Sono Tonino, buongiorno sign..."
"È lei? Quanto tempo che non si fa vedere. Come sta?"
"Non c'è male, grazie. Sa in questi ultimi tempi un mucchio di lavoro e così... senta potrei venire questo pomeriggio?"
"Questo pomeriggio? Mi faccia pensare... a che ora?"
"Non so. Alle tre, tre e mezza"
"Tre e mezza d'accordo"
"Ah senta, signora..."
"Dica, dica"
"L'ultima volta, si ricorda? insomma quella stoffa per essere sincero non mi finiva di piacere, vorrei..."

della citazione

 “Non dobbiamo leggere per dimenticare noi stessi e la nostra vita quotidiana, ma al contrario, per impossessarci nuovamente, con mano ferma, con maggiore consapevolezza e maturità, della nostra vita”. 
Hermann Hesse

domenica 16 ottobre 2011

Un lettore funambolo




Se si parla di trama, si parla di intreccio e di fabula.
L’intreccio è la narrazione degli eventi nell’ordine, arbitrario, in cui li ha disposti l’autore.
La fabula, al contrario, è la narrazione degli eventi nel loro rigido ordine temporale.
La trama è più complessa del semplice intreccio di una storia perché contiene al suo interno le ragioni dell’accadere.
In questa scelta, lo scrittore può avvalersi di tecniche che gli concedono ampio movimento e coadiuvano a rendere la storia più stimolante come il foreshadowing (prolessi) o il flashback (analessi).
Il foreshadowing, o prolessi, anticipa al lettore lo svolgersi di alcuni situazioni successive attraverso dettagli all’apparenza poco rilevanti di cui però, dopo, si capirà l’importanza.
Il flashback, o analessi, invece consiste nel raccontare un fatto già accaduto rispetto al punto in cui si narra la storia. Potremmo definirlo un passo indietro.
Oltre questo, dovresti sempre tener presente che:
  • Ogni trama esige COERENZA: tutti gli elementi che inserisci devono avere un loro significato ed essere legati ad altri.
  • Devi stare attento all'ATTENDIBILITÀ: sviste o contraddizioni vanificano il coinvolgimento di chi legge.
Immagina la trama come la fune dell’equilibrista: l’hai tesa tu e il lettore ci cammina sopra: guai a farlo precipitare!