giovedì 1 dicembre 2011

un buon esecizio di Maria Teresa Sacco

Sin da piccola Betty sapeva indossare i suoi cappelli con molta leggiadria. Nelle foto appariva già con minuscoli berretti rosa pallido ricamati a fiori e i nastrini gialli, con l’azzurro attiravano i suoi capricci. Appena ne metteva uno, diventava vezzosa e indifferente a tutto ciò che la circondava, niente e nessuno era più importante di quel capello che in quel momento la inghirlandava a festa. Ammirava il suo profilo allo specchio e si piaceva sempre. A volte i suoi capelli biondi erano raccolti sotto uno di questi dal tessuto in linea morbida e chiara dalle forme stravaganti.
La domenica era un figurone! Nella solita chiesetta di montagna entrava accompagnata dalla nonna per la messa, non si vergognava se i bimbi più maliziosi la osservavano attirati dalla graziosità dei suoi cappellini, compiaciuti, le sorridevano a volte strizzavano anche l’occhiolino.
Oggi i cappelli di Betty non sono più quelli di una volta, sono la sua passione e ne colleziona a centinaia. Appena ne vede uno particolare in vetrina, lo compra senza alcuna esitazione, solo per il gusto di averne uno in più. Un cappello nuovo le mette addosso adrenalina data dalla freschezza del panno che non è stato ancora maneggiato, che l’avvolge di purezza e raffinata innocenza. In quel momento gli odori solleticano fortemente il suo naso, iniettano nel suo cervello una sorta di sostanza che la rende ogni volta perdutamente dipendente.
Cappelli costosi, banali, alla moda con visiera e senza entrano nell’armadio per far parte del suo arredo abbigliare. Quelli in paglia li considera, nonostante la semplicità del materiale, molto raffinati per le fascette di seta che l’impreziosiscono. Il tessuto preferito è il raso rosa decorato con segni geometrici in sfumature rosse che intrigano gli sguardi e ammaliano le più pettegole osservatrici. A contatto con quella stoffa uno strano torpore invade la sua esistenza, la sua femminilità diventa un tutt’uno con il copricapo, che le dona mille volti e aspetti diversi assecondando perfino l’umore.
Il vento spesso, anche quello più lieve, trapela il tessuto cosicché Betty riesce ad ascoltare le emozioni che quello strano compagno, indumento da molti ritenuto inutile e superfluo, le suggerisce. Lo sente vibrare sul suo capo, lo trattiene con le mani, ogni tanto lo risistema per apparire sempre perfetta a ogni occasione soprattutto quando è semplicemente in strada per una passeggiata. Ogni cappello per lei ha un sapore diverso, produce sensazioni gradevoli o tristi a secondo dei momenti o degli avvenimenti che non risparmiano la sua vita piena di novità, così a volte preferisce mettere da parte quei cappelli che le danno un sapore amaro mentre pone in bella vista quelli che sono dolci come lo zucchero filato.
A volte fa la conta uno, due, tre … ma Betty non sceglie mai a caso, se non addirittura chiude gli occhi e, lascia che quel giorno sia il cappello a scegliere lei.

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