mercoledì 25 gennaio 2012

Gli Occhi di Argo: In evidenza

Gli Occhi di Argo: In evidenza: Concorso letterario dedicato agli Angeli "Scritto nel Vento" I Edizione 1) L'associazione artistica e letteraria “Gli Occhi di A...

lunedì 23 gennaio 2012

Vi suggerisco

di leggere attentamente questa pagina e le altre che troverete "linkate" in fondo.
Quando parliamo di narrazione non possiamo prescindere dalla scelta iniziale del punto di vista.
Quando ci dedichiamo alla scrittura dobbiamo sempre porci una serie d'interrogativi; ad esempio: perché?
Perché scrivere? Cosa si vuole comunicare e come? Chi? Chi è il più indicato a parlare di questo argomento?
Se leggete attentamente le pagine che vi ho segnalato vi renderete conto che è necessario conoscere pure la teoria oltre la pratica dello scrivere.
Abituarsi a capire come funziona ciò che funziona :-) può esserci di grande aiuto.
Talvolta capita di avere buone idee, ma manca la "conoscenza del mestiere" dello scrittore.
Imparare a svelare i segreti è ciò che in questi mesi abbiamo fatto, ma è un lungo lavoro e soprattutto, col tempo, deve diventare sempre più un lavoro individuale, perché una volta che si è appresa la teoria, bisogna metterla in pratica.
Esercitatevi sempre a scrivere, ma soprattutto esercitatevi sempre a leggere: leggendo svelate i piccoli trucchi del mestiere, capite cosa vi piace, imparate dagli errori degli altri e poi, con maggiore cognizione, scrivete.
Le cose belle si scrivono, divertendoci...

sabato 21 gennaio 2012

Rose rosse van!

Ecco di cosa vi scrivo oggi: dei colori!
Avete mai pensato che scrivere è come colorare? Avete mai pensato alla vostra penna come a una tavolozza del pittore?
Bene: è il caso di farlo.
La scrittura per non essere piatta, non essere banale, ha bisogno di colori!
Come si colorano le parole?
La risposta è semplice: leggendo!
Sto leggendo alcune novelle di Giuseppe Marotta tratte dal libro Quattro novelle e un intermezzo di liriche.
La canzone del poeta minimo (una delle novelle, pubblicata nel ’22) ci fornisce un ottimo esempio di parola colorata.
Pare che, l’autore, ricercasse le sue parole con gran lavorio, che le scegliesse meticolosamente e dedicando tutto il suo tempo alla stesura dei mirabili racconti, ma alla fine, ciò che della sua scrittura colpisce è la leggerezza, la soavità delle immagini che limpide e colorate si stagliano davanti ai nostri occhi.
Eccoli i colori, ecco le visioni!
Per scrivere bene, bisogna leggere.
Ma leggere “tecnicamente”, capire, cercare di capire cosa ci affascina, cosa ci piace di altri scrittori, non certo per emulare, ma per capire “il funzionamento”.
Vi dico che i colori funzionano benissimo, leggere per credere!
È questo un fine settimana ottimo per dedicarsi alle buone letture.
Di seguito vi segnalo un piccolo elenco di scritti deliziosi.
Bel Ami e tutti i racconti di Guy de Maupassant;
5 romanzi di Calvino (“Il sentiero dei nidi di ragno”, “I nostri antenati”, “Il destino dei castelli incrociati”, “Le città invisibili”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”);
Qualcosa di Dino Buzzati (soprattutto La Boutique del mistero, dove c’è il Colombre!)
 “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini;
“I racconti del grottesco e dell'arabesco” di Edgar Allan Poe;
“Il resto di niente” di Enzo Striano;
“Margherita Dolcevita” e ”Il bar sotto il mare” di Stefano Benni
“L'Ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafon;
Tutto Pennac (in particolare "Signori Bambini");
“Il ritratto di Dorian Grey” e “Il principe felice” di Oscar Wilde;
“Il delta di venere” di Anais Nin;
Tutti i racconti di Katherine Mansfield.
Cercate i colori!

giovedì 19 gennaio 2012

Rompere il giocattolo


L'obiettivo di risultare piacevoli è sicuramente una prerogativa di coloro che desiderano avere successo con la scrittura. È esattamente l'obiettivo di chi ha interesse a conquistare il consenso dei propri lettori. Nella scrittura è essenziale che il potenziale lettore riconosca nel messaggio il proprio modo di pensare. Così, alcuni luoghi comuni possono creare interesse per gli scritti. Ma attenzione: lo sfruttamento di luoghi comuni, riguardanti ceti sociali, popolazioni geografiche o razze, può fomentare risentimento, sospetto, ostilità fino a sfiorare o raggiungere il razzismo. È ipotizzabile perfino che, quando vi sia un interesse rilevante, alcuni luoghi comuni siano costruiti e diffusi ad arte, per poterli opportunamente sfruttare quando consolidati.
Come la condivisione di un luogo comune crea fratellanza, così la negazione di un luogo comune è sgradevole, analogamente alla violazione della regola di un gioco. Chi vuole negare un luogo comune dev'essere eccezionalmente documentato e molto convincente; l'evidenza dev'essere palese, immediata e completa, e non può essere atteso alcun sostegno né alcuna attrazione. Ogni singola certezza a sostegno del luogo comune, anche se di circostanza, poco documentata, statisticamente irrilevante sarà utilizzata contro l'eretico. Anche di fronte a una plausibilità soverchiante e a un'evidenza palese, il risentimento verso colui che rompe il giocattolo del luogo comune è tale, che molti mantengono la propria idea nonostante tutto, come se l'oggetto del luogo comune fosse oggetto di fede invece che cosa documentabile, o come se si avesse il diritto di difendere la propria libertà di opinione anche dalla concreta evidenza dei fatti.
È necessario che chi scrive sia molto cosciente di detenere un potere sconfinato.
Ha dalla sua una serie infinita di mezzi e “sotterfugi”.
Chi scrive deve essere ben consapevole di questo.

mercoledì 18 gennaio 2012

dell'incipit

Vasco Pratolini (1913-1991)
Cronaca familiare
Quando la mamma morì tu avevi venticinque giorni, eri ormai lontano da lei, sul colle. I contadini che ti custodivano ti davano il latte di una mucca pezzata; ne ebbi anch'io una volta che venimmo a trovarti con la nonna. Era un latte denso, tiepido, un po' acre, mi disgustò; il disgusto fu tale che lo ributtai sporcandomi il vestito: la nonna mi dette uno schiaffo. A te quel latte piaceva, ne eri ghiotto, ti giovava. Eri un bambino bello grasso, biondo, con due grandi occhi celesti. "Il ritratto della salute" diceva la nonna alle inquiline, si asciugava gli occhi eternamente umidi di pianto.

sabato 14 gennaio 2012

lo specchio dei sensi

Quando parliamo di scrittura creativa, inevitabilmente, facciamo riferimento all’interazione tra scrivere e percepire con i cinque sensi.
Normalmente siamo portati a descrivere utilizzando soprattutto la vista, ma gli altri sensi (ad esempio l’olfatto) talvolta sono molto utili per rendere viva la narrazione.
Chi scrive deve servirsi di tutti i sensi, ma deve anche fare molto di più: deve essere creativo.
E cioè?
Da lettori sperimentiamo che, quando vengono sollecitati i nostri sensi, la lettura diventa piacevole.
C’è però una precisazione importante da fare: cosa è utilizzare i sensi e cosa diversa invece è esagerare con i (propri) sensi.
Voglio semplicemente ribadire che per scrivere bene bisogna “gettare a mare se stessi”!
Non bisogna scrivere, cioè, le proprie sensazioni, ma quelle che in qualche modo condividiamo con i nostri lettori.
Lo scrittore è uno specchio: se chi legge si riconosce continuerà a leggere.

•    Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini.
•    Poiché gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all'orrore, davanti alla bellezza, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo.
•    Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell'apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l'aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c'è modo di opporvisi.
•    Lo sguardo di Richis era fisso su di lui. C'era una benevolenza infinita in quello sguardo, c'erano tenerezza, commozione e la profondità vuota e sciocca di chi ama.
Gustiamoci queste citazioni tratte dal romanzi Il Profumo di Patrick Süskind.
Proviamo ad analizzarle e cerchiamo di capire perché funzionano.
Non servirebbe a niente, a questo punto, che sia io a spiegarvi il motivo, credo, invece che sia molto più utile che la vostra diventi sempre più una lettura “tecnica”.
La creatività è fantasia, invettiva, estro. La creatività è essere se stessi in un mondo di simili.
Non esistono scrittori bravi e scrittori meno bravi, esistono persone elastiche che sanno smetterla di essere rigide, di essere chiuse in luoghi comuni…
Abituarsi ad ascoltare i propri personaggi, "ad ascoltarli" con le orecchie, con gli occhi, con le mani, col naso e con la lingua è un percorso che fa, o dovrebbe far, scomparire lo scrittore e comparire l’artista.

giovedì 12 gennaio 2012

È questione di punti di vista

Stavolta scriverò della percezione del sé all’interno di uno spazio.
Quando vi dedicate a un vostro personaggio provate a chiedergli: come si sta lì?
Cosa vedi? Cosa senti? C’è il sole, piove? Dove sei? Al coperto, in un giardino, sei andato al mare?
Non abbiate fretta di apprendere le sue risposte e, solo quando le avrete ricevute, tentate di capire da quel luogo come “vive”, cosa desidera, cosa sogna…
Prendete a mano a mano appunti, ogni inezia potrebbe essere fondamentale.
Scrivere aiuta a scrivere.
Dopo aver conosciuto il “punto di vista” del vostro personaggio… date la parola a un altro nuovo personaggio che sappia descrivere ciò che è successo, secondo lui!
Quando scriviamo dobbiamo sempre sentire l’opinione di tutti, come quando viviamo.

della citazione

Come diventare scrittore? Lei fa una domanda difficile e tanto scabrosa quanto quella del ragazzino che chiedeva come si fanno i bambini, e quando la mamma gli ha risposto che glel'avrebbe spiegato più tardi, perché in quel momento era molto occupata, ha ripreso a insistere: «Spiegami almeno la testa» ...E va bene, anche noi cercheremo di spiegare almeno la testa: ecco, bisogna avere un po' di talento.
Wislawa Szymborska (Nobel 1996)

domenica 8 gennaio 2012

dell'incipit - le buone metafore

Guy de Maupassant (1850-1893)
Bel Ami
Avuto dalla cassiera il resto alla sua moneta da cento franchi, Georges Duroy uscì di trattoria.
Sfoggiando il suo bel portamento, naturale in parte e in parte posa d'ex sottufficiale, spinse in fuori il petto, s'arricciò i baffi con gesto militaresco divenutogli abituale, e lanciò su quanti erano ancora a tavola una rapida occhiata avvolgente, una di quelle occhiate da bel giovanottone, gittate a tondo come il giacchio in mare.

(Traduzione: Giorgio Caproni)

giovedì 5 gennaio 2012

dell'incipit - dialoghi che funzionano!

Milan Kundera (1929)
L'ignorance (L'ignoranza)
"Cosa fai ancora qui?". La sua voce non era cattiva, ma non era neppure gentile; Sylvie si stava irritando.
"E dove dovrei essere?" chiese Irena.
"A casa tua!".
"Vuoi dire che qui non sono più a casa mia?".
Naturalmente non voleva cacciarla dalla Francia, né farla sentire una straniera indesiderabile: "Sai benissimo cosa voglio dire".
"Sì, lo so, ma ti sei dimenticata che qui ho il mio lavoro? la mia casa? i miei figli?".
"Senti, conosco Gustaf. Farà di tutto perché tu possa tornare nel tuo paese. E le tue figlie... Non raccontarmi storie! Ormai hanno la loro vita! Dio Santo, Irena, quel che sta succedendo da voi è così affascinante! In una situazione del genere le cose si sistemano sempre".

(Traduzione: Giorgio Pinotti)

domenica 1 gennaio 2012

Fantasia e realtà




Chi scrive deve turbare gli animi. 
Il turbamento, il rimescolamento e lo scompiglio dei sensi, rende coese fantasia e realtà.
Katherine Mansfield, in una delle sue Lettere (ormai introvabili in italiano), quella scritta l’11 ottobre 1917 all’amica pittrice Dorothy Brett, le fonde per tutti noi.

[…]Quando passo davanti a una vetrina di mele non posso fare a meno di fermarmi e di guardarle fissamente, fin che sento che io stessa divento una mela, e da un momento all’altro posso far venire fuori una mela, miracolosamente, dal mio essere, come un prestigiatore fa venire fuori un uovo… Quando dipingete mele, non sentite che anche i vostri seni e i vostri ginocchi diventano mele? O forse queste vi sembrano grandi sciocchezze? A me no. Sono sicura di no. Quando scrivo di anitre, giuro che sono un’anitra bianca dai rotondi occhi, natante in uno stagno ornato di fiori gialli, e ogni tanto do una spinta all’altra anitra dai rotondi occhi che nuota capovolta sotto di me… Infatti l’intero processo del divenire un’anitra (che forse Lawrence chiamerebbe la consumazione con l’anitra o con la mela!) è così eccitante che io posso appena respirare solo se ci penso. Perché , benché molti non possano andare più in là, realmente ciò non è che il “preludio”. Seguono i momenti in cui si è più anitra, più mela, o più Natasha di quanto queste cose possano mai essere, e così si creano di nuovo… […]