Le lettere di Alice * * * * * * * * * Corso di scrittura ludo-creativa di Milena Esposito
lunedì 28 gennaio 2019
martedì 22 gennaio 2019
Un nuovo corso di scrittura creativa con Milena Esposito!
(Clicca sull'immagine per ingrandirla) |
Vi invitiamo al nuovo Corso di scrittura
creativa/sensoriale curato da
MILENA ESPOSITO
e dedicato al racconto… con degustazione
di prodotti.
Appuntamento presso la Dimora
IUMARA
Cibo e Ospitalità
Via Pioppo 1, 84060 Omignano (Sa)
Visita il sito ufficiale:
Orari
del Corso:
Sabato
dalle ore 16:00 alle ore 20:00
Domenica
dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 19:00
Costo
€ 30,00 comprensivi di degustazioni.
Per
chi lo desidera, c’è la possibilità di usufruire dei servizi offerti dalla
struttura: singoli pasti, pensione completa, pernottamento.
Costi:
Soggiorno
con trattamento di pensione completa in camera doppia/matrimoniale:
euro 70,00
a persona
Pranzo
o cena presso il rinomato “Iumara Restaurant”:
Euro 20,00
Per
qualsiasi ulteriore informazione e per prenotazioni:
3292037317 – occhidiargo@hotmail.it
Prenotazione
obbligatoria entro il 23 gennaio.
giovedì 29 novembre 2012
del buon dialogo
Attraverso i
dialoghi si danno informazioni sui personaggi e si crea la storia.
I personaggi parlano e si scambiano notizie: dal loro dialogo emergono delle
informazioni importanti per il lettore.
I personaggi
devono adattare il loro linguaggio e il loro discorso all'ascoltatore
invisibile: il lettore.
Il dialogo
deve contenere informazioni per il lettore. E la difficoltà di scrivere buoni
dialoghi, in parte, è proprio questa.
Come si
supera questo impedimento? Avendo un’idea precisa non solo dei personaggi, ma
anche del lettore.
Ma
attenzione: è assolutamente da evitare l’info dumping. Cioè il dialogo tra
personaggi (o i pensieri di un unico personaggio), messi lì soltanto per dare
quante più informazioni al lettore; chiarire la situazione; riepilogare gli
eventi.
In realtà,
come trucco narrativo l’info dumping può essere valido, se la sensazione che
provoca in chi legge non è quella che ci sia qualche cosa di troppo
stucchevole.
Dare,
infatti, troppe spiegazioni e magari eccessivamente dettagliate, per tenere in
piedi un dialogo, alla fine affaticata il lettore che si sentirà preso in giro,
trattato come un bambino o, peggio, offeso!
Dovete
sempre considerare il lettore come uno che ne sa più di voi (è così!), mai uno
da istruire.
Il dialogo
non deve essere didascalico o peggio moraleggiante.
Esso oltre a
dare informazioni, deve essere utile all’andamento della storia, deve essere
piacevole all’orecchio. Deve essere musicale, naturale, fluido. E deve essere
proprio dei personaggi; deve essere coerente con il loro modo d’essere, con il
rapporto che li lega, con la storia. Per evitare che i dialoghi siano una
noiosa esposizione di fatti, dovete far accadere qualcosa, far fare una cosa ai
personaggi, in modo che oltre al dialogo ci sia un evento. Anche attraverso il
dialogo dobbiamo avere una descrizione della personalità del personaggio.
Il modo di
parlare è parte del personaggio tanto quanto il comportamento, la scelta del
vestiario o il suo pensare.
Come si fa a
sapere se un dialogo funziona? Leggetelo ad alta voce!
Delle buone
battute rimbalzano da un personaggio all’altro, ogni battuta è lo spunto per la
seguente.
L’osservazione
è il modo migliore per farsi un’idea di come deve essere un buon dialogo.
Ascoltate le
persone che avete intorno quando parlano. Vi rendete conto subito della
differenza di tono, di scelta di parole, di costruzione delle frasi.
E,
ovviamente, leggete molti libri!
Come sempre
il consiglio è leggere le opere di chi scrive bene.
mercoledì 21 novembre 2012
Lettore cercasi!
Buoni, anzi direi ottimi i vostri esercizi che, da tutta
Italia, mi giungono.
Mi dispiace d’impiegare tanto tempo per farvi avere le mie
risposte, ma non credevo che il numero diventasse così elevato e, nonostante si
sia stabilito un tetto massimo, lo stesso è stato un po’ superato per accogliervi
davvero tutti.
Al momento le iscrizioni sono chiuse e devo chiedere la
cortesia agli iscritti di pazientare un po’: risponderò a tutti ma ci vorrà solo
più tempo.
A tutti voi voglio fare una domanda: ma voi per chi
scrivete?
La scrittura, la narrazione di per sé è un messaggio. Non
chiedersi a chi è destinato è da sconsiderati.
A seconda del nostro lettore, noi “calibreremo” la
narrazione.
Se, ad esempio, ci rivolgiamo a un pubblico di giovanissimi
lettori non useremo lo stesso “codice” che invece sfrutteremo per gli adulti.
Non vi sto chiedendo, però, un CHI generico, no! Riflettete
bene su un CHI molto specifico.
Il vostro lettore è un “consumatore”, bisogna, quindi,
capire con esattezza i suoi interessi, i suoi gusti e le sue “letture
preferite”.
A qualunque genere appartiene la vostra opera, dovete “documentarvi”.
Per scrivere, insomma, bisogna LEGGERE!
Approfondite bene il genere del vostro scrivere attraverso
la lettura di molte opere dello stesso genere.
Solo tramite questo esercizio a mano a mano emergerà in voi
l’identikit del vostro lettore e capirete i suoi gusti, le sue preferenze e le
sue passioni.
Bisogna proprio partire da tutto questo per scrivere bene e
avere uno scopo.
Buone Lettere di Alice a tutti/e!
martedì 13 novembre 2012
Liberate le creature
Avete mai pensato di dialogare con i vostri personaggi?Avete
mai voluto guardare il mondo dal loro “punto di vista”?
Quando scriviamo diamo vita ai nostri personaggi, ma poi
essi vivono di vita propria e noi dobbiamo “gettare a mare noi stessi”!
È urticante sentire il giudizio dello scrittore, percepire
il suo giudizio, la sua sentenza… il suo punto di vista!
Il racconto non è lo spazio dello scrittore, ma è il piano
del personaggio!
Scrivetevelo in fronte!
Mi arrivano i vostri esercizi e, alcuni, sono veramente
degni d’essere pubblicati, eppure resta il fatto che, talvolta o il più delle
volte, l’autore non riesce a “sparire di scena”, non riesce a cedere il passo
alla sua creatura, a renderla vera.
Ma come si fa a renderla vera?
Bisogna liberarla!
Lasciatela esprimere liberamente e anche se non siete d’accordo
con lei non importa.
La vostra creatura ha, come è giusto che sia, il proprio
punto di vista e questo non deve coincidere col vostro, anzi, più siete in
disaccordo più è reale e interessante il vostro scritto.
Buone lettere di Alice a tutti/e!
giovedì 8 novembre 2012
Filtri e finestre: il punto di vista
L’osservatore, la sua posizione e la sua percezione sono gli
elementi principali del punto di vista.
Ogni qualvolta che vogliamo narrare, dovremmo prima di tutto
chiederci consapevolmente quale sarà il miglior punto di vista, quello, cioè,
più efficace per raccontare sia la trama che i personaggi così come li abbiamo
concepiti.
Il punto di vista deve essere efficace. Deve essere il
miglior modo possibile di concepire e “vedere” la storia.
In qualche modo deve poter essere il più… “comodo”! Non
trascuriamo, però, anche l’aspetto appassionante e originale che deve assumere
il punto di vista.
Immaginiamolo come un filtro o una finestra. Quando narriamo
non possiamo raccontare ogni cosa, ma dobbiamo, necessariamente, prendere una
sezione, una parte, quella che contiene in sé un messaggio, il messaggio che
decidiamo d’inviare al nostro lettore.
Noi lavoriamo come architetti: ogni cosa è in equilibrio,
ogni scelta dovrà essere funzionale al tipo di vicenda che abbiamo deciso di
raccontare.
Non imprimiamo un segno, piuttosto educhiamo il lettore,
facciamo in modo, cioè, da portare fuori ciò che ha dentro.
Il lettore deve rievocare.
La storia e il punto di vista sono parenti stretti. Il punto
di vista è una conseguenza della storia e si conforma al contenuto della storia
stessa.
domenica 28 ottobre 2012
Egungun e archetipi
Vi invito, amici scrittori, a
fare una ricerca sull’Egungun.
Questa maschera ancestrale
potrebbe stimolare la vostra fantasia e portarvi a riflettere.
Le maschere engungun mostrano la
potenza degli antenati e ricodano che alla morte, solo il corpo muore perché lo
spirito è immortale. I morti non sono morti e ritornano nell'Egungun. Cercate di scoprire come.
Secondo una leggenda antica e
lontana, il dio Amayegun insegnò agli uomini a fabbricare e utilizzare costumi
e maschere per raggirare la morte.
Scoprite da voi chi è l’Egungun
o, se lo avete già “conosciuto”, studiatene più dettagliatamente il rito, vi
servirà per capire cosa deve imparare lo scrittore per creare i suoi
personaggi.
Nella nostra lingua italiana i
concetti di maschera, di persona e, successivamente, di personaggio sono
strettamente collegati.
Maschera è un vocabolo d’incerta
etimologia ed ha assonanza con il logobardo ma
scam cioè strega.
In latino, persona ha indicato
la maschera dell’attore. L’origine etrusca di questo vocabolo è rapportabile al
contatto artistico tra Etruschi e Romani.
Perché le persone diventassero
personaggi, nella lingua italiana, bisogna arrivare, attraverso la Francia, al
XIII secolo.
Anche oggi, il principale significato
di personaggio è quello di persona la cui vita diventa un racconto.
Certo è che ci sono personaggi
di cui ricordiamo tutto anche se dimentichiamo il titolo del libro o il nome dell’autore.
Ci sono personaggi resi
memorabili dalla combinazione perfetta di usuale e inusuale.
L’equilibrio tra umano e divino
rende reale, e amato, il personaggio.
Lo scrittore che ha dato vita a
un personaggio immortale ha colto un segreto. Un personaggio deve somigliare a
una persona vera e quindi essere multisfaccettato o almeno avere un
chiaroscuro.
Esistono gli archetipi a cui chi
scrive può e deve fare riferimento per creare immadesimazione da parte del
lettore.
Gli archetipi sono i nostri
modelli.
Il concetto di archetipo si
incontra in letteratura, nell'ambito della narratologia. L’archetipo dell'eroe
è considerato generalmente un concetto chiave nel racconto.
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